Roberto Curoso

from drawings to oils , anything concerning aspects of real life elaborated

constructive

colouring anything

paper , canvas , plexiglass

thunder

L'orientaliste de Matisse , because I've seen it in real life

da "La Stampa" 22 gennaio 1984 Pier Francesco Gasparetto - La storia di un pittore e del suo lavoro - Montmartre biellese - La mostra di Roberto Curoso raccoglie un decennio di attività -
Biella- "Nato a Biella nel 1954, Ha frequentato il liceo artistico. Vive e lavora a Biella". E' la concisa nota biografica che Roberto Curoso ha dettato per i visitatori della sua mostra. Non vanta premi, nomi di critici, presenze internazionali. Biella è stata, fino a questo momento, l'unica ininterrotta tappa della sua esperienza artistica. Qui ha avuto i suoi maestri, le sue amicizie (poche), tenuto le sue mostre. "Nato a Biella" - appunto -" Vive e lavora a Biella ". Eppure, nell'opera e nella figura di Curoso, non vi è nulla di locale, di provinciale, di circoscritto. Una stradina in salita della città vecchia, così simile alle tante che confluiscono alla Place du Tertre, una manina di bronzo che bussa alla porta, uno stanzone poco riscaldato, un giovanotto in maglione, magro, viso ascetico, occhi avidi, atteggiamento di attesa e difesa assieme. E' il pittore Roberto Curoso, a sua volta così simile ai ragazzi degli anni dorati di Montmartre; non quelli del cinema e della narrativa convenzionali: quelli della realtà (e scopri, più avanti, che vive persino in una soffitta). Così sorprendente, così inattesa la sua pittura. Non certo circoscrivibile in uno spazio di provincia, né in definite situazioni temporali, ma aperta a ogni possibilità di spazio e di tempo ( e di scuola e di non-scuola), e a ogni possibilità di lettura e di definizione. Arte elusiva, intima, inquieta. Il pericolo è nel giudizio affrettato, o troppo sicuro, o generalizzante. Quei nudi senza sesso, quei colori inquietanti e arditi sono il linguaggio sfaccettato e reticente della personalità di Roberto Curoso. Il colore è il suo mezzo espressivo, è la sua parola. Chi vuole comunicare con lui può farlo solo attraverso la sua pittura. Oltre la quale vi è il silenzio imbarazzato di questo giovanotto che ti segue nella sala fredda, maglione-viso ascetico-occhi avidi- e che accetta ogni tua possibile interpretazione. (" Si volendo potrebbe essere una massa di ricci", " Si, il colore stride intenzionalmente", " Si ricorda Picasso"). Non per educazione , o umiltà, o ironia, ma perchè la parola, ormai , è passata al quadro. Intenzionalmente a gennaio, questa mostra di roberto Curoso che raccoglie " suoi lavori dal '72 ad oggi". A inizio d'anno per operare una scelta. Per tentare il passaggio dall'ombra alla penombra almeno. Quell'artista schivo, ma di sicura promessa qual è Curoso vuol decidere in questo inizio di 1984 se potrà continuare a essere soltanto pittore o se dovrà considerare qualche alternativa di più accertata garanzia. "Certo - si azzarda a dire- ci terrei da morire a continuare". Ma lui non sa (o forse si) che da molto ha già deciso.